Nizza Docg: la mappa dei cru, verso il milione di bottiglie


NIZZA MONFERRATO – Prima sottozona della Barbera d’Asti Superiore, poi Docg indipendente. Ora una mappa delle vigne che identifica i terreni storicamente più vocati.

Un processo di “Barolizzazione”, che consacra il Nizza Docg tra le grandi denominazioni del vino del Piemonte. Dopo i vini di Langa e verso l’obiettivo del milione di bottiglie.

Molto più di un semplice compitino da svolgere a tavolino quello commissionato alla casa editrice Enogea, presentato lo scorso sabato al Foro Boario di Nizza Monferrato.

Alessandro Masnaghetti ha visitato le aziende della zona. Consumando, per un anno, suole e matite. Obiettivo: disegnare una carta utile tanto ai consumatori finali del Nizza Docg, quanto ai produttori e agli esperti del settore.

In definitiva sono più di sessanta i cru identificati. La mappa delle vigne del Nizza elaborata da Enogea non stabilisce differenze tra una produzione o l’altra. Nessun commento, insomma, sulle caratteristiche dei vini ottenuti da Barbera in purezza, nei diversi cru.

Questa è una delle sfide che attendono i produttori, impegnati da anni in degustazioni alla cieca delle proprie etichette. L’Associazione produttori del Nizza contava 15 “tesserati” nel 2000. Oggi sono 51, con ulteriori tre richieste al vaglio.

Il primo presidente dell’Associazione produttori Nizza fu Michele Chiarlo. Uno dei portabandiera globali della Barbera d’Asti e del Nizza Docg. Una denominazione che punta a raggiungere il milione di bottiglie e a triplicare il vigneto, fino a 700 ettari. Ma senza perdere di vista la qualità, dettata da un disciplinare di produzione più restrittivo rispetto a quello della Barbera d’Asti.

I NUMERI DELLA DENOMINAZIONE
I numeri sono tutti dalla parte del Nizza Docg. Tra le denominazioni italiane più performanti in assoluto. Non a caso, diversi produttori di Barolo stanno facendo shopping di vigneti nei 18 Comuni della zona Sud dell’Astigiano.

Secondo i dati ufficiali, il Nizza ha subito una vera e propria impennata dal 2015, in seguito al riconoscimento della Docg, avvenuta nel 2014. La superficie vitata è aumentata del 50% in tutti e due gli anni. Oggi tocca quota 196 ettari.

Numeri che si traducono anche in ettolitri. Nel 2017 la produzione si è assestata sugli 8.754 ettolitri di vino atto a divenire Nizza Docg. I mercati di riferimento sono gli Usa e la Svizzera. Ma i produttori riescono ad affermarsi anche a livello locale, soprattutto grazie a un turismo a caccia di eccellenze enogastronomiche.

Cifre rese possibili (anche) dal successo dalla Barbera d’Asti. “Il vino rosso piemontese – ricorda Filippo Mobrici, presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato – più esportato al mondo. Su oltre 21 milioni di bottiglie prodotte, il 50% raggiunge i mercati esteri e porta fuori dai confini nazionali il nome ‘Asti’, creando forte richiamo turistico di città del vino e di territorio da scoprire attraverso i suoi paesaggi vitivinicoli unici”.


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