Graspo Alto di Contrada Palui: il Valpolicella Doc che cambia le regole del gioco

Graspo Alto Contrada Palui Valpolicella Doc che cambia le regole del gioco game changer nuova cantina Val Squaranto Hannes Pichler 11 5 alcol messaggio denominazione

Graspo Alto Contrada Palui Valpolicella Doc che cambia le regole del gioco game changer nuova cantina Val Squaranto Hannes Pichler 11 5 alcol messaggio denominazioneEDITORIALE – Se avesse scelto il calcio al posto della viticoltura, Hans Karl “Hannes” Pichler sarebbe stato il classico regista alla Demetrio Albertini, o un trequartista alla Roberto Baggio. Testa, visione di gioco, tempismo, azione. Graspo Alto, il Valpolicella Doc di Contrada Palui, pare più un assist illuminante che un vino. Un filtrante in area di rigore per la denominazione che, più di tutte in Italia, si sta interrogando e trasformando. Confermando quell’innata capacità di incontrare il gusto dei consumatori. Senza rinunciare alla tipicità. O, peggio, scadere nella “moda”. Un vino da pensare, oltre che da bere. Il game-changer buttato nella mischia – con l’aplomb – dal viticoltore di origini altoatesine innamorato della «Valpolicella estrema». Quella Val Squaranto che, dall’alto dei suoi 500-550 metri di altitudine, costituisce l’ultima frontiera “eroica” della terra dell’Amarone. La “sottozona” (virgolette d’obbligo) dalla quale stanno arrivando i messaggi più belli.

Con i suoi 11,5% di alcol in volume e la sua estrema freschezza e verticalità, Graspo Alto è il vino che introduce nella gamma della giovanissima cantina Contrada Palui. Lo fa con lo stesso frastuono, secco e deciso, della mano sbattuta sulla cattedra dal professore che vuole richiamare gli alunni distratti, seduti sul fondo della classe. Uno schiaffo alle sovraconcentrazioni, al residuo zuccherino ingombrante e piacione. Ai colori impenetrabili che poco, nulla hanno a che fare col Valpolicella Doc che guarda al futuro. Graspo Alto 2021 (91/100) cattura sin dal colore, quasi rubino fluorescente. La componente tannico-fenolica, perfettamente matura ed integrata, danza al ritmo scandito da floreale, fruttato e spezie.

I suoli calcarei argillosi, ricchi di selce e blocchi di basalto, danno al vino quella spina dorsale che si tramuta, nel calice, in un inno alla gioia della beva. «Potrei chiamarlo il mio “concetto di Schiava” in Valpolicella», ammette Hannes Pichler tirando in ballo la sua terra d’origine e centrando in pieno il punto. Allargando ancor più il cerchio ai “rossi leggeri” internazionali, il paragone con la Kadarka, altra varietà a bacca rossa in grado di dare vini simili, specie in Ungheria, è d’obbligo. Del resto, di fronte ai vini di Contrada Palui, seduti nella sala degustazione con vista su Verona e alle spalle i Monti Lessini, la mente non può che viaggiare. Ben saldi a terra, i piedi. Nella Valpolicella che verrà. Prosit.